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KOIMETERION

Perché da giovane, all’ingresso di un cimiterino di montagna, ho letto: -Quello che noi fummo un dì, voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso!-.
Because as a young man, at the entrance to a small mountain cemetery, I read: -What we once were, you are now, forget us and you forget yourself!-

Disponibilità: Disponibile

€ 24,00
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Descrizione prodotto

Dettagli

L'Autore

Tito Livraghi, nato a Milano, di professione medico, è noto internazionalmente per avere proposto un metodo innovativo per la cura dei tumori del fegato.

È autore di numerosi libri e articoli scientifici.

Amante della fotografia, dei viaggi e della montagna, ha scritto sulle riviste del settore.

Ha pubblicato quattro libri: “Montagna, una parola magica”, “Sheol, il luogo del silenzio” sui cimiteri del mondo, “A spasso con la storia di Milano”, e “L’importante è andare”.

Questa è una nuova ed arricchita edizione del suo viaggio attraverso i cimiteri.

 

The Author

Tito Livraghi is from Milan, is a specialist in Radiology. He is internationally known for having invented a new method for treating hepatic cancer. He has written several scientific articles and books.

He is passionate about photography, travel and the mountains.

He has written articles for specialized magazines along four books: “Mountain, a magical word”, “Sheol, the place of silence” about the cemeteries of the world, “A stroll around Milan’s history”, and “The important thing is to go” about his journeys. This is a new and enriched edition about his travel through world’s cemeteries.

 

 Perché

La domanda ricorrente che mi viene fatta è perché fotografo cimiteri.

Perché è dentro ognuno di noi l’attrazione-repulsione per questo luogo, e in me ha vinto l’attrazione.

Perché la curiosità di conoscere mi ha fatto andare oltre le mura del cimitero “personale”, oltre l’emotività ad esso associata.

Per capire come altre persone, diverse dalla mia cultura, si confrontano con lo stesso sentito.

Perché, come ogni fotografo, sono sempre stato alla ricerca del tema inedito, o almeno poco battuto, e questo lo era.

Perché più ho approfondito l’argomento e più sono aumentati i motivi di interesse, che non sono ancora soddisfatti.

Perché ho realmente provato forti emozioni nell’entrare in cimiteri lontani e sconosciuti, senza sapere che cosa mi sarei trovato di fronte, e cercare di interpretare, di confrontare, di documentare.

Perché ho ritrovato tra le mie prime fotografie di adolescente quella di un cimitero della campagna emiliana.

Perché sono d’accordo con Ugo Mulas che ha scritto: “Ciò che veramente importa non è tanto l’attimo privilegiato quanto individuare una propria realtà, dopo di che tutti gli attimi si equivalgono. Al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina fotografica quello di registrarla nella sua totalità”.

Perché il pensiero si perde dietro ad una dedica, ad un ritratto, nel tentare di rivivere ed immaginare storie, vite. Hans Christian Andersen scriveva “Poi andremo a zonzo fra le vecchie tombe, ognuna delle quali è come un libro chiuso con la copertina rivolta verso chi guarda, cosicché se ne possa leggere il titolo, che dice quello che c’è dentro e al tempo stesso non svela assolutamente nulla”.

Perché lì siamo anche noi.

Perché da giovane, all’ingresso di un cimiterino di montagna, ho letto: Quello che noi fummo un dì, voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso!”. 

 

Why?

The most frequent question I am asked is why I photograph cemeteries.

Because all of us feel attracted/repulsed by these places and I feel more attracted.

Because a curiosity to understand made me go beyond my “personal” cemetery walls, beyond the emotion associated with them.

To understand how people from different cultures handle the same feelings.

Because, like all photographers, I have always looked for the unusual, or at least uncommon, subject and this is one.

Because the more I delved into the subject, the greater the interest became, which still isn’t entirely satisfied.

Because I have felt strong emotions entering into distant and unknown cemeteries, without knowing what I would find, and attempt to interpret, compare, record.

Because I found among the very first photographs I took as an adolescent, that of a cemetery in the Emilian countryside.

Because I agree with Ugo Mulas who wrote: “What really matters is not so much the privileged moment as to identify one’s own reality, after which all moments are equal. The photographer has the job of identifying his own reality, and the camera to record it in its totality”.

Because thought is lost behind a dedication, a picture, in the attempt to relive and imagine stories, lives.  Because Hans Christian Andersen wrote: “Then let us ramble together among the old graves; each one is like a closed book with the cover toward you, so you can read the title that tells you what the book contains and yet says nothing at all”.

Because there we lie too.

Because as a young man, at the entrance to a small mountain cemetery, I read: What we once were, you are now, forget us and you forget yourself!”

 

alcune pagine - some pages 

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La parola greca koimetérion significa dormitorio, luogo di riposo. I primi cristiani la utilizzarono per indicare il loro luogo di sepoltura, coemeterium, in attesa della resurrezione. Da qui derivano l’italiano cimitero, l’inglese cemetery, il francese cimitière, lo spagnolo cementerio, il russo tintirim.

In lingua tedesca si usa friedhof, che significa cortile di pace.

Mentre l’italiano camposanto vuol dire luogo di fianco alle reliquie dei santi (ad sanctos) custodite in chiesa, perché per secoli tutti volevano venire sepolti accanto ad esse per essere vicino al momento della resurrezione, sperando così di ottenere un più facile lasciapassare per il Paradiso. Lo stesso per il tedesco kirkhof, l’inglese churchyard, lo svedese kirkegaard.

L’arabo makaber, il giapponese ohaka, l’inglese graveyard e l’africano berin groin significano luogo dove si seppelliscono i morti, l’ebraico sheol luogo del silenzio o paese delle tenebre dove tutti dormono insieme senza rendersene conto, il turco mezarlik e lo slavo groblje derivano da tomba, e il malgascio fasana di nuovo vuol dire dormitorio.

 

 

The Greek word koimetérion means dormitory, resting place. The first Christians used it to indicate their burial place, coemeterium, awaiting resurrection. From here derive the Italian word cimitero, the English cemetery, the French cimitière, the Spanish cementerio, the Russian tintirim.

In German the word friedhof is used, which means yard of peace.

While in Italian camposanto means place near the saints (ad sanctos) because for centuries everyone wanted to be buried near their relics so as to be close at the time of resurrection, hoping in this way to gain easier access to Heaven. Similar to the German kirkhof, to the English churchyard, the Swedish kirkegaard. 

The Arabian makaber, the Japanese ohaka, the English graveyard and the African berin groin mean places where the dead are buried, the Jewish sheol, place of silence or land of darkness where everyone unknowingly sleeps together, the Turkish mezarlik and the Slav groblje derive from tomb, and the Madagascan fasana means dormitory again. 

 

 

 

Ulteriori informazioni

Ulteriori informazioni

Sottotitolo No
Indice Contenuti No
ISBN 978886980975
Autore TITO LIVRAGHI
Dimensione 24,50x29
Pagine 152
Immagini e tabelle 157 a colori - in colour
Rilegatura Cartonato con sovracoperta - hardback
Data Edizione 2012
PDF No
Video No
Lezioni No

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